C.Angotti, M.Gori, F.Latella
Alisè Centro di Rieducazione Funzionale e Motoria

Il corpo di cui ci occupiamo può essere visto in funzione del miglior funzionamento, per un rendimento migliore
dell’individuo nel quadro della sopravvivenza, oppure può essere considerato, nei suoi organi ed apparati, sintesi ed
espressione del percorso evolutivo di ogni singolo individuo e dell’umanità nel suo insieme. “La vita compresa fra
nascita e morte è la storia del ritorno dell’uomo dal basso verso l’uomo dall’alto”(1). La vita con i suoi accadimenti è la
storia di questa evoluzione.
Questa convinzione è ciò che ci ha spinto a realizzare l’ esperienza che riportiamo e che ha ispirato la scelta del metodo
di lavoro adottato in un centro di rieducazione funzionale e motoria, per la cura ed il trattamento di patologie
ortopediche, di disabilità motorie derivanti da traumi, da malattie osteo-degenerative e da malattie reumatiche. I
professionisti che operano nella struttura hanno fatto proprio il pensiero secondo cui la medicina non è una scienza ma
una pratica basata su scienza che opera in un mondo di valori . Sono persuasi che la dimensione emotiva influenzi in
modo significativo il nostro stato di salute e che gli organi, con il loro comportamento, ” siano testimoni sinceri della
qualità e dello stile della nostra vita” (2), da qui la scelta dell’approccio olistico.
L’operatività descritta si riferisce al periodo che va dal settembre 2003 al giugno 2004.
Nell’èquipe sono presenti: 1 medico fisiatra, 1 medico psicoterapeuta, 2 receptionists, 7 fisioterapisti, 1 medico
ortopedico, 1 medico reumatologo, 1 maestro di Yoga, una dietista.
L’obiettivo è realizzare una terapia riabilitativa che fondi la sua efficacia sulle più recenti acquisizioni scientifiche e
contemporaneamente tenti di ” recuperare lo spessore di significato delle varie parti del corpo umano e di ciò che le sue
malattie possono raccontarci” (3). Lo strumento operativo è stato individuato nella ” terapia centrata sulla persona
all’interno di una relazione di aiuto”(4). Prevede la centralità del paziente intorno al quale e con il quale interagiscono
tutti gli operatori, ognuno con la propria professionalità e le specifiche competenze. Gli aspetti relazionali diventano
parte integrante del processo terapeutico e la qualità della relazione influenza significativamente gli effetti curativi di
una corretta tecnica riabilitativa.
Tale proposta terapeutica propone il passaggio da un rapporto funzionale, cui siamo tradizionalmente abituati, tra un
soggetto (terapista) ed un oggetto della terapia (paziente) ad uno apparentemente analogo, in cui il paziente stesso
diventa soggetto attivo della terapia, mentre il terapeuta si presta, di converso, a interpretare anche un ruolo che può
essere definito ‘oggetto’ della terapia, nella misura in cui tale dinamica è rivolta consapevolmente a quella che ci piace
definire una “interazione finalizzata”.
Il rapporto che il paziente costruisce con l’èquipe:
Il primo contatto avviene con le receptionists; sono i primi volti che si incontrano entrando in un luogo di cura. La
persona che si rivolge alla struttura presuppone il beneficio che potrà ottenere per la propria salute, ma spesso ne ignora
i tempi e le difficoltà. Un’accoglienza adeguata può essere importante per diminuire la sua ansia e favorire una
maggiore disponibilità verso le figure preposte alla terapia. Apparentemente routinario e banale, l’approccio con la
segretaria rivela i primi strumenti da utilizzare nei riguardi del paziente, in particolare verso quelle persone rese
scettiche e pessimiste dallo stress causato dalla disabilità e dal perdurare della stessa e che, per questo, avanzano
domande puntuali sugli esiti della terapia e sui tempi di recupero. Un’accoglienza che illustri con disponibilità e
chiarezza la dinamica globale del percorso terapeutico nei modi e nei tempi necessari , rassicura il soggetto, lo cala nella
reale dimensione del lavoro fisico da effettuare in vista dell’obiettivo raggiungibile. E’ il primo passo per incoraggiare
la predisposizione a guarire. Questo è il motivo per cui è stato deciso di includere le receptionists nel programma di
formazione permanente che descriveremo più avanti.
La funzione della relazione all’interno del percorso riabilitativo:
Dal momento in cui l’operatore si fa carico del paziente e della sua richiesta di “salute” si prepara ad incontrare la
persona nella sua interezza e complessità; sa che dovrà confrontarsi con difficoltà e sofferenze fisiche ed anche con
aspetti cognitivi, affettivi ed emotivi non altrettanto espliciti e visibili, ma non per questo meno importanti per il
risultato terapeutico. In questa fase è determinante lo stile relazionale che la struttura ha adottato e che ognuno fa
proprio sostenuto dal lavoro di gruppo che la psicoterapeuta conduce con questo scopo. La centralità del paziente si
realizza attraverso il ‘counseling’, individuato come modalità operativa per far sì che il paziente diventi “artefice” dellapropria guarigione.

Aumentare la compliance del malato vuol dire che egli sarà più attivo (5) e partecipe alla cura e che
potrà anche fornire indicazioni utili per meglio indirizzare il trattamento. Maggiore sarà la capacità e la qualità
dell’ascolto di chi lo cura più il paziente sarà disposto a comunicare le difficoltà e le frustrazioni, i piccoli passi in
avanti ed i lievi miglioramenti dello suo stato di salute, così da incoraggiare e sostenere il trattamento riabilitativo.
L’ interazione con le altre figure professionali:
Sappiamo come le persone nel momento in cui si lasciano guidare in un lavoro che coinvolge la loro corporeità, più
facilmente parlino di se stesse e dei loro accadimenti di vita: spesso è una sorpresa per loro scoprirsi così desiderosi di
comunicare le proprie difficoltà (6), tanto da pervenire alla determinazione di volerne approfondire le cause per
rimuoverle. In questo caso il fisioterapista supportato dal responsabile sanitario della struttura, che segue tutti gli aspetti
della riabilitazione, accoglie la richiesta di consulenza psicologica mettendo eventualmente a disposizione dei pazienti
l’accesso alla psicoterapeuta.
Il paziente può manifestare altre consapevolezze: desiderio di un miglior controllo dell’igiene alimentare e il desiderio
di un rapporto più armonico e sereno con se stessi.
Con le modalità sopraccitate si inseriscono:
la Nutrizionista ed il Maestro di Yoga. Importanti sono i riflessi del soprappeso e dell’obesità sulle patologie da
riabilitare e difficile è il controllo del peso corporeo se il paziente non è seguito adeguatamente. Nello yoga è stata
individuata la disciplina più accreditata per aiutare i pazienti a prendere coscienza del proprio corpo, dei suoi limiti e
delle sue potenzialità, delle tensioni che ne compromettono il benessere. La pratica dello yoga aiuta a coltivare la sintesi
armoniosa delle varie componenti la personalità umana. La risposta terapeutica è ottimizzata personalizzando
l’istruzione alle caratteristiche ed alle esigenze individuali.
Nell’ equipe terapeutica il direttore sanitario, fisiatra, oltre ad effettuare i controlli e le verifiche sull’andamento
dell’istituto, sulle valutazioni dei piani di cura dei pazienti, prepara e segue un programma di formazione su argomenti
medici. Ciò per uniformare le nozioni poiché i consigli e le indicazioni ai pazienti sono più plausibili se le diverse figure
del gruppo riabilitativo hanno pareri unanimi.
Il metodo:
Per realizzare in modo non occasionale questa specifica esperienza relazionale tra il paziente ed i professionisti, per
motivarli e rendere omogeneo il loro operato, rispettando le singole professionalità è stata strutturata un’attività di
gruppo che prevede incontri con cadenza quindicinale, con riunioni di un’ora e trenta, con disposizione a cerchio e posti
non prestabiliti (7). I primi incontri hanno avuto lo scopo di conoscerci, soprattutto nei nostri modi di lavorare e grande
spazio è stato dato ai vissuti emozionali nelle relazioni con i pazienti (8). La psicoterapeuta apre l’incontro chiedendo se
qualcuno avverte difficoltà nello svolgimento della propria mansione o se qualche paziente, esponendo problematiche di
vita e/o emozionali, crea disagio (9). Le difficoltà di lavoro sono da intendersi riferite all’impossibilità ad entrare in
sintonia con un paziente, ad una scarsa ed insufficiente comunicazione, ad una più o meno esplicita opposizione alla
terapia (10).
Lentamente, ognuno per il proprio ruolo, i partecipanti al gruppo hanno esposto le proprie esperienze lavorative, spesso
confrontandosi fra loro sulle emozioni suscitate dallo stesso paziente durante il suo percorso riabilitativo. Non sempre è
stato facile “esporsi”, ma ha prevalso la curiosità e l’entusiasmo di poter scoprire un modo nuovo di lavorare e di
crescere professionalmente.
Dopo i primi incontri, abbiamo discusso intorno alle terapie adottate confrontandoci in modo del tutto spontaneo e
naturale sia sugli aspetti più specificatamente medici che su quelli relazionali tra il paziente ed il terapista o il medico di
riferimento. La capacità di ascolto è stata continuamente incoraggiata e sostenuta dalla stessa circolarità del rapporto
che si è venuta ad instaurare fra le figure professionali presenti nella struttura.
La mission:
Avere la possibilità di lavorare in un ambiente in cui la persona nella sua globalità è posta costantemente in primo
piano, rappresenta la realizzazione delle nostre convinzioni . Far parte di un gruppo di lavoro all’interno del quale è
prioritario parlare, scambiare pareri ed emozioni, acquisire e migliorare strategie di comportamento, è considerata da
tutti una preziosa opportunità per raggiungere una maggiore consapevolezza e serenità nello svolgere al meglio ognuno
il proprio compito. Condizioni che riteniamo necessarie per migliorare la qualità della vita sia di chi opera in strutture
sanitarie sia dei pazienti che ad esse si rivolgono per recuperare uno stato di benessere.
Tutti i componenti del gruppo hanno fornito il loro contributo per la compilazione di questo lavoro. Sono:
Chiara Angotti(reumatologa),Piero Bartolini( maestro di yoga),Lisa Cardini(nutrizionista), AlessandroPetrini(ortopedico),Fabio Bracciantini,Laura Canepa,Massimo Gianfortuna, Letizia Greco , Michela Marchi, Davide
Paolino (fisioterapisti),Rossella Bassi e Ottavia Latella(recepsionists).
Marcella Gori(medico psicoterapeuta) e Franco Latella(medico fisiatra), rispettivamente conduttrice del gruppo e
Direttore Sanitario di Alisè.

Bibliografia
1) A.de Souzenelle, Il simbolismo del corpo umano. Servitium, 1999
2) U.Galimberti, Il corpo. Feltrinelli, 1986
3) Idem
4) C.Rogers, La terapia centrata sulla persona. Martinelli, 1970
5) P. Monformoso.”Il counseling : la relazione che aiuta”. Fisioterapisti, 2004
6) E. Campanilla, A.Causero.”La lombalgia nevrotica”. Riv.It.Biol.,2000
7) L.G.Boccalon Parisi,G.Gervasio Carbonaro,A.Vicini Bennici,” Il lavoro di gruppo”.
Ed.NIS Roma 1994
8) D.Bannister,F.Fransella,”L’uomo ricercatore”. Ed. Psyco 1986
9) M.Grevitt,K.Pande,J.O’Dowd,J.Webb,”La prima impressione conta? Un confronto fra la valutazione soggettiva e la
valutazione psicologica dei pazienti con problemi al rachide”.Gruppo di Studio della Scolliosi e delle patologie
vertebrali,22-24 1999
10) L.Gatti,A.Montalto,A.Riva,M.Romano,S.Negrini. “Ruolo della motivazione al trattamento riabilitativo di piccolo
gruppo per patologie vertebrali giovanili”. Relazione 46°