Lo Psicoterapeuta Cura la Relazione in un centro di Fisioterapia
La medicina moderna viene sempre più spesso presentata come una medicina onnipotente che può tutto, vengono
ampiamente pubblicizzati i successi ottenuti in situazioni estreme, con l’uso di tecnologie sempre più complesse. Così il
medico è stato coinvolto in un’ottica di onnipotenza e sempre più spesso scompare la sua persona per fare spazio
all’indagine strumentale complessa e costosa o al farmaco più innovativo, è diventato difficile accettare che quando si
tratta di esseri umani diventa necessario dare spazio ai bisogni , ai desideri del paziente e analizzare insieme i limiti e le
possibilità di un operare medico che viene agito nella relazione “con” l’altro e non “su” l’altro.
Molto si dice riguardo all’ambiente sanitario e lo stile di consultazione fra il malato e il medico, il “modello di
comunicazione”; quello con cui ci si mette in relazione in modo da coinvolgere il paziente nel trattamento terapeutico e
nelle decisioni da prendere. Ormai è stato ampiamente dimostrato che tutto questo può condizionare positivamente
l’appropriatezza e i risultati della cura. Si parla sempre più spesso di migliorare la relazione fra malato e sanitari per
aumentare la così detta “compliance” ; ciò è di sicuro interesse e potrebbe rappresentare un aumento di consapevolezza
sia del paziente che del medico riguardo al malato come individuo, come cliente che fa delle precise richieste sulla base
di un suo bisogno e delle aspettative al riguardo.
Nella storia della medicina è indubbio che mai come adesso si hanno a disposizione tanti strumenti per contrastare la
malattia, e lo stato di salute della popolazione è sicuramente migliorato, ma contemporaneamente si ha un aumento
della “domanda sanitaria”, cioè le richieste di aiuto che i pazienti rivolgono ai medici, in altre parole potremmo dire che
la gente sta meglio, ma si sente peggio. Nei tempi passati il medico, avendo poche armi, privilegiava la relazione con il
malato, che diveniva lo strumento curativo principale, attualmente, con questa estrema tecnologizzazione del fare
medico, c’è il rischio che i pazienti divengano solo corpi da aggiustare e non persone da ascoltare e la vita rischia di
perdere il suo mistero e la magia di cui dovrebbe essere piena, riducendosi ad una lotta contro il male.
Nell’ottica di recuperare entrambi gli attori dello scenario della malattia, malato e sanitario, in modo da privilegiare la
relazione fra i due, può essere importante la figura di uno psicoterapeuta il cui compito è quello di accogliere sentimenti
di ansia, minaccia e paura per dare la possibilità di elaborarli in un piccolo percorso di consapevolezza e rimettere la
persona al centro della scena. Spesso si tratta di imparare a concedersi di vedere gli eventi di vita con gli occhi di chi ci
stà accanto anche quando ci riserviamo il privilegio di usare i propri; ho la convinzione che l’intervento dello
psicoterapeuta può aiutare un confronto con il malato in modo da rispettare il più possibile i suoi significati di vita
proprio nei momenti in cui questi sembrano subire un cambiamento.
Per il malato l’appoggio psicoterapico può essere importante per inserire l’accadimento “malattia” in un contesto più
ampio che non quello di sofferenza e immobilità, aiutarlo ad “affidarsi “ con consapevolezza alle figure sanitarie. Tutto
ciò è possibile se rimettiamo l’uomo al centro dell’operare sanitario, infatti il medico può contribuire al processo di
guarigione estraendo corpi estranei, iniettando farmaci, ricomponendo ossa fratturate, ma tutto questo non significa che
alla fine il corpo guarirà. Di fatto sono certa che in nessuna epoca della storia e in nessun luogo sia mai esistito
qualcuno che abbia “guarito” qualcun altro.
Ciascuno è il guaritore di se stesso, il medico è colui che ha sviluppato un suo talento particolare e si è messo nella
condizione di servire la comunità facendo ciò che sa fare meglio, il malato è determinante nel suo processo di
guarigione infatti usando le sue risorse interiori può fare in modo di ricostruire il suo equilibrio psico-fisico perduto con
l’evento traumatico.
Dott.ssa Marcella Gori, medico chirurgo – Psicoterapeuta.
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