Abbiamo sentito la necessità di formulare una proposta riabilitativa rivolta a quella fascia di età in cui il riassorbimento osseo diventa importante fino a produrre quel processo di depauperamento dello scheletro che viene definito osteoporosi. L’obiettivo è ridurre la sintomatologia dolorosa e diminuire il rischio di fratture.

L’esercizio fisico programmato oltre ad agire da stimolo osteogenetico fa in modo che l’individuo abituato a muoversi correttamente vada incontro più raramente a perdite di equilibrio e conseguenti cadute nelle comuni attività della vita quotidiana. Le forme cliniche aventi come denominatore comune la riduzione più o meno marcata di massa ossea si configurano con quadri clinici di variabile intensità e caratteristiche, a seconda della loro eziopatogenesi ed eventuale appartenenza a differenti malattie di base.

In linea generale, il picco di massa ossea si raggiunge nella terza decade di vita, dopo la quale esso inizia a diminuire. I due principali fattori di rischio di osteoporosi sono rappresentati da una massa ossea inferiore alla norma al momento della maturità scheletrica e dall’entità della successiva perdita ossea, fenomeno comune a entrambi i sessi.Va comunque ricordato che a tutte le età la massa ossea per unità di volume è inferiore nel sesso femminile rispetto a quello maschile:
questa differenza diviene più pronunciata con l’invecchiamento. Nel periodo perimenopausale si verifica inoltre un incremento del rimodellamento e della velocità di perdita ossea, fenomeno legato in parte al declino della funzione ovarica.

Il concetto di prevenzione, intesa evidentemente come controllo dell’evoluzione e non come inibizione dell’insorgenza di malattia, ben si adatta a questo ambito di patologia.

La riabilitazione proposta è stata allargata a tutte le esigenze cliniche ma contemporaneamente è dosabile sul singolo paziente portatore di una personale situazione patologica. Il protocollo riabilitativo prevede due sedute settimanali della durata di un’ora, con gruppi di massimo 10 persone, guidati da due fisioterapisti.

Sono state individuate 4 fasi:

1) Esercizi respiratori, sia per il rapporto esistente fra meccanica respiratoria e corretto assetto vertebrale, sia per la conseguente tendenza, in alcuni pazienti, alle deformità toraciche.
2) Metodiche di movimento basate su pressioni assiali ed esercizi di carico dinamico sul tessuto osseo.
3) Esercizi di svincolo dei cingoli, mirati all’interdipendenza cingoli- rachide, indispensabile per un corretto riassetto posturale.
4) Rieducazione posturale, che fornisce al soggetto gli elementi fondamentali per gestire ed adattare il rachide in senso statico e dinamico alle comuni attività della vita quotidiana.

Coerentemente allo stile operativo di Alisè, attento agli aspetti emotivi, affettivi ed ambientale dei propri pazienti, evidenziamo gli effetti psicologicamente positivi che un’attività di gruppo comporta. A causa di una sintomatologia dolorosa spesso persistente ed a causa di una maggior incertezza ed instabilità motoria alcune persone tendono ad isolarsi e ad interrompere qualsiasi attività socializzante e scambi relazionali se non all’interno delle mura domestiche.
Un’attività riabilitativa di gruppo produce un miglioramento della qualità di vita sul piano fisico e motorio ma anche sul piano emotivo e sociale.